Il comune di Casaletto Spartano si trova nell'entroterra del Golfo di Policastro a sud della provicia di Salerno. Il centro storico è a 450 m di altitudine e a circa 18 km dal mare, separato dal Rio Bussentino dalla vicina frazione Battaglia. Nel vasto territorio comunale, circa 70 Kmq, sono presenti numerose contrade rurali e la natura offre paesaggi incantevoli e incontaminati. Caratteristici sono i giochi d'acqua creati dal Rio Bussentino in prossimità del paese con la splendida cascata "Capelli di Venere", da segnalare anche le Grotte di Mariolomeno e del Vottarino.



mercoledì 20 agosto 2008

Casaletto Spartano, la riscoperta delle tradizioni nuziali

Articolo pubblicato da : Mediterraneo Oggi

Casaletto Spartano, la riscoperta delle tradizioni nuziali
Pubblicato il 18 Agosto, 2008 di mediterraneooggi

‘A Zita è una manifestazione culturale - gastronomica ormai triennale che si tiene a Casaletto Spartano, nel Parco nazionale del Cilento e Vallo di Diano tra le colline che dominano il Golfo di Policastro, nel mese di agosto.

Il termine zita a Casaletto indica sì la sposa, ma in senso lato il matrimonio. Quello casalettano è un matrimonio diverso, atipico, unico nel circondario. E’ un matrimonio che tradisce un’origine legata ad una cultura e ad una civiltà contadine, e che nel tempo ha visto sfumare determinati particolari e che oggi vive limitatamente al banchetto nuziale.

Gesti, riti, dettagli che caratterizzavano ‘u spusaliziu degli avi lentamente sono andati perduti: questa manifestazione, nata da un progetto della Pro - Loco Casaletto, mira proprio a farli rivivere, valorizzando le tradizioni locali. Se traditio è ricerca, consegna, trasmissione, l’intento è appunto quello di trasmette quei riti, quei gesti in senso sincronico, promuovendone la conoscenza nelle zone limitrofe, e magari anche oltre; e in senso diacronico consegnando, trasmettendo queste conoscenze alle future generazioni. Si vuole riproporre i classici preparativi nuziali a partire dalla mostra e trasporto del corredo, all’allestimento del primo letto fino alla cerimonia e al tipico banchetto.

Il primo passo verso il matrimonio era il fidanzamento: il coinvolgimento delle famiglie avveniva fin da subito, a causa delle limitate libertà concesse alle ragazze. Dopo il primo gioco di sguardi e incontri rubati, era l’uomo a dichiararsi con le masciate. Subito dopo, il futuro sposo veniva presentato ai genitori di lei. I simboli che suggellavano il fidanzamento erano il regalo da parte di lui del cunciertu (un fermacapelli con brillantini) e, da parte di lei di fazzoletti bianchi ricamati con le iniziali del futuro sposo. Ultimo atto prima del matrimonio erano i “patti tra le due famiglie“, riguardanti la data del matrimonio e la dote della ragazza.
Alcuni giorni prima delle nozze la futura sposa mostrava il corredo alle donne della famiglia, alle amiche e alla suocera: tutto veniva esposto in bella mostra e rigorosamente annotato in una lista. Successivamente, il corredo raccolto in cesti, veniva trasportato, secondo un preciso ordine di uscita, nella futura casa degli sposi. A questo punto spettava solo alle donne sposate l’onore di approntare il primo letto.

Il giorno delle nozze, lo sposo in corteo si recava a casa della sposa, dove avveniva lo scambio dell’oro tra suocera e nuora e la consegna ufficiale della mano di lei da parte del padre. Insieme poi gli sposi si recavano in chiesa dove avveniva la benedizione e lo scambio delle fedi, un breve saluto d’augurio del parroco, che riceveva in dono una gallina offerta dalla mamma della sposa.

Il banchetto nuziale si svolgeva in casa di uno dei due sposi. I primi ad accorrere erano i bambini, che venivano accontentati con il pane ‘ra zita, ossia pane e formaggio. Agli invitati venivano offerti esclusivamente prosciutto e formaggio, serviti in un unico piatto consumato da due commensali disposti l’uno di fronte l’altro. Unica bevanda, oltre all’acqua, era il vino. Il taglio dei prosciutti era, allora come oggi, affidato alle mani di esperti fellatori.

Dopo il matrimonio gli sposi si ritiravano nella propria casa per sette giorni, la cosiddetta semana ‘ra zita, trascorsi i quali la prima uscita era segnata dall’entrata in chiesa e da una piccola festicciola in famiglia.
Molto di quanto descritto è parte specifica e tipica della tradizione culturale casalettana e influenza ancora oggi, in un’epoca di globalizzazione, il rito matrimoniale


Altre pagine dedicate alla manifestazione:

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